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APPROFONDIMENTI – Lo Sviluppo dei Frumenti Antichi

Il Monococco

IL PRIMO CEREALE COLTIVATO DALL’UOMO

Il Triticum monococcum, volgarmente denominato piccolo farro e più comunemente conosciuto come monococco, è una pianta della famiglia delle graminacee ed è il primo cereale coltivato dall’uomo durante il Neolitico nella mezzaluna fertile (Medio Oriente).

Alcuni reperti archeologici, risalenti a circa 23.000 anni fa, dimostrano che nella zona a sud del lago di Tiberiade – Mar di Galilea – esisteva una comunità stanziale che si cibava di una forma primitiva di grano monococco. Altri reperti, risalenti al 8.300-7.500 a.C., dimostrano che sulle sponde del Mar Morto esistevano vere e proprie coltivazioni di grano monococco. Il grano monococco era sicuramente coltivato nelle vallate alpine dell’Italia almeno fino al 3.000 a.C. e, rappresentava una componente sostanziale della dieta dell’uomo del tempo. Questo è emerso anche grazie al ritrovamento di Ötzi (l’”uomo dei ghiacci”), il cui cadavere è stato ritrovato perfettamente conservato nel ghiacciaio del Similaun, e vissuto tra il 3.550 e il 3.300 a.C.. Al momento della morte, Ötzi indossava una mantella di paglia di grano monococco, mentre all’interno dell’intestino sono state trovate tracce di un prodotto sfarinato a base di grano monococco, segno che comunque nella zona era coltivato. Oltre a ciò, lungo tutto l’arco alpino hanno avuto luogo numerosi ritrovamenti di resti di pani datati tra il 3.500 e il 3.000 a.C., tra cui alcuni fatti proprio con farina di grano monococco.

ABBANDONO DEL MONOCOCCO

All’inizio dell’età del bronzo tuttavia, la coltivazione del grano monococco cominciò a essere gradualmente abbandonata. In sua vece subentrarono altri farri (T. turgidum ssp. dicoccum), che furono i cereali per eccellenza fino alla seconda metà del XVI secolo, quando questo ruolo venne a sua volta assunto dal frumento duro (T.turgidum ssp. durum) e dal frumento tenero (T. aestivum). Il motivo principale di questi passaggi fu la resa superiore rispetto a quella del monococco. Inoltre, il monococco è un cereale ”vestito” che ben si adatta a suoli poveri e aridi, per cui produce un basso rendimento rispetto ai frumenti moderni. Infine, il suo ciclo vegetativo è molto lungo e si sviluppa in circa undici mesi.

VALORI NUTRIZIONALI

  1. Essendo stato coltivato per millenni in terreni poveri, il frumento monococco si è dovuto fortificare e ha dovuto creare delle autodifese naturali, costituite da molecole molto interessanti anche per la salute umana sia dal punto di vista nutrizionale che da quello della prevenzione. Inoltre, questa sua capacità di resistenza lo rende particolarmente adatto all’agricoltura biologica, in funzione della ridotta esigenza di concimazioni, un eccesso delle quali produrrebbe solamente un maggiore sviluppo verticale, con notevoli rischi di allettamento in caso di vento e/o pioggia.
  1. Il monococco presenta un profilo nutrizionale migliore rispetto al frumento moderno, soprattutto per quanto riguarda proteine, antiossidanti, polifenoli e microelementi.

Minerali: studi recenti dimostrano che il contenuto di microelementi come Zinco, Magnesio e Potassio è sensibilmente superiore nel monococco rispetto al frumento tenero coltivato a pari condizioni.

Antiossidanti:  il monococco porta livelli decisamente molto alti di sostanze ad azione antiossidante (carotenoidi, tocoferoli).

Nel grano monococco il carotenoide più rappresentato è la luteina, con un contenuto che spesso supera il 90% dei carotenoidi totali. Le ricerche effettuate finora suggeriscono contenuti di luteina nel grano monococco dalle 4 alle 7 volte superiori rispetto ai grani coltivati nelle stesse condizioni.

I tocoferoli sono antiossidanti liposolubili, associati inoltre alla riduzione del rischio di cancro e malattie cardiovascolari e all’abbassamento dei livelli di colesterolo LDL. Nel monococco i livelli di tocoferoli totali sono significativamente più elevati rispetto ai frumenti moderni, e addirittura al farro dicocco coltivati nelle stesse condizioni.

Proteine: il monococco porta un maggior contenuto di proteine, ma sensibilmente meno glutine sia rispetto ai grani teneri che ai grani duri; si tratta di proteine complete di tutti gli amminoacidi essenziali, compresa la lisina, solitamente più concentrata nei legumi.

Celiachia: Il grano monococco è la specie geneticamente più semplice ed antica di grano coltivato, ed è l’unico grano a portare ancora un corredo genetico originale e non derivato, come nei frumenti poliploidi, ottenuti cioè dall’unione di corredi di diverse piante.

L’organismo umano, che non si è ancora adattato a tutte le variazioni genetiche tipiche dei frumenti moderni, non riconosce quindi il corredo genetico di questi, e conseguentemente reagisce evocando una risposta immunitaria, responsabile a sua volta di allergie e intolleranze.

Recenti studi dimostrano una ridotta tossicità del monococco verso le persone con intolleranze alimentari, e addirittura un’azione preventiva verso la celiachia. Inoltre, è stato dimostrato che il nostro complesso di enzimi proteasici gastrici, duodenali e intestinali, è in grado di digerire quasi completamente il glutine del monococco ma non quello dei grani moderni, siano essi teneri o duri.

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